
“La pratica fraudolenta – spiegano i finanzieri – era piuttosto semplice quanto diffusa: la persona bisognosa di una prestazione si rivolgeva a uno dei sanitari compiacenti che, grazie alla password personale per l’accesso al sistema informativo dell’ospedale, avanzava richiesta all’articolazione competente. Eseguito l’esame diagnostico ovvero l’analisi chimico-clinica, gli stessi sanitari venivano in possesso del referto, che provvedevano a consegnare al beneficiario, evitando cosi’ il pagamento del ticket alla Regione Lazio”. A usufruire della ‘corsia preferenziale’ 523 tra parenti e amici.
(ITALPRESS).